L’odierno borgo di Campoverde, in origine, nacque con il toponimo di “Castrum Sancti Petri in Formis”, coerentemente con il nome della moderna chiesa, San Pietro in Formis. Il borgo si sviluppava attorno alla chiesa dedicata al Santo, Principe degli Apostoli, che era ubicata nei pressi di un’antica edicola intitolata a San Cesario, (primo santo venerato nel territorio pontino nel corso dell’antichità). Campoverde nacque il 9 gennaio del 1661, anno in cui venne riportato nel catasto, unitamente al vicino borgo di Carano. Il borgo e’ stato edificato ad opera del console Demetrio, ed era dotato di un castello, in seguito mutato fino a trasformarsi in edificio religioso, vista la struttura imponente e robusta dello stabile, che poteva così durare con il trascorrere del tempo. (Alcuni frammenti sono ancora oggi visibili). Il dato più saliente, che riguarda la storia di Campoverde, è legato alla Battaglia di Campomorto, avvenuta il 21 agosto 1482. Questo evento vide il Capitano veneziano, Roberto Malatesta, come comandante delle truppe pontificie, che sconfissero quelle di Alfonso II Duca di Calabria, nei pressi della frazione di Aprilia, oggi denominata “Torre del Padiglione”. Nella relazione dettagliata della battaglia e del suo esito, che Roberto Malatesta inviò al Papa, citò Campoverde con il toponimo di Campomorto. Il nome Campomorto fu attribuito al territorio quando il luogo fu abbandonato da buona parte degli abitanti, divenendo improduttivo per l’agricoltura e quindi un “campo morto”. Sul luogo sono stati ritrovati anche i resti e le prigioni dei possedimenti pontifici di San Pietro in Formis. Nella stessa zona, molti anni dopo, prigionieri austriaci, della guerra 1915-1918, morirono, decimati dalla malaria. Durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, in seguito allo sbarco Alleato avvenuto il 22 gennaio 1944 ad Anzio/Nettuno, il borgo venne occupato dal 504° Reggimento Fanteria Paracadutisti Americano ed utilizzato, come base di partenza, per le perlustrazioni, in direzione del fronte a Carano e Cisterna. Il 30 gennaio, nei pressi di “Campomorto” il soldato Wendell M. Preece assistente medico, del 30° Reggimento della 3° Divisione di Fanteria US, compì delle azioni eroiche che gli valsero il conferimento della Distinguished Service Cross motivazione: il 30 gennaio, durante Il 31 Gennaio i paracadutisti americani vennero sostituiti dal primo Battaglione del 179° Reggimento della 45° divisione US insieme alla Compagnia C del 120° Genieri. Il compito dei soldati era quello di scavare trincee, posizionare filo spinato e preparare campi minati. I campi, intorno al borgo, erano piatti e offrivano un eccellente visione dell’area, erano principalmente coltivati a grano o a vigneti, vi erano diversi casali o edifici di fortuna, costruiti con legno o lamiere. Durante le battaglie, questi edifici divennero dei ripari per i soldati e luoghi di intensi scontri. Il Borgo, dal mese di febbraio, divenne il posto di Comando avanzato della 3° Divisione US ed il campanile della Chiesa, venne quotidianamente utilizzato come punto di osservazione per l’artiglieria. Un altro punto di osservazione, per l’artiglieria venne posizionato all’interno della torre del casale del Padiglione. Durante la controffensiva, tedesca denominata “Fischfang”, avvenuta dal 16 al 22 febbraio 1944, nella zona di Torre del Padiglione, i soldati americani William J. Johnston e Jack C. Montgomery, appartenenti al 180° Reggimento di Fanteria della 45° Divisione “Thunderbird“, per le loro azioni eroiche, vennero insigniti della più alta decorazione militare degli USA: la Medaglia d’Onore del Congresso (Medal of Honor). La citazione del soldato Pfc. William J. Johnston indica: il 17 febbraio 1944, nei pressi di Padiglione, in Italia, osservò e sparò su una forza d’attacco di circa 80 tedeschi, causando almeno 25 vittime e costringendo il ritiro del resto. Per tutto il giorno sparò con la sua arma senza sosta, sotto i colpi di mortaio, dell’artiglieria e dei cecchino nemici. Due tedeschi arrivarono così vicino alla sua posizione che la sua mitragliatrice fu inefficace, così li eliminò il primo, con la sua pistola, mentre il secondo con un fucile preso da un altro soldato. Quando un fuciliere che proteggeva la sua postazione di mitragliatrice fu ucciso da un cecchino, immediatamente spostò il corpo per utilizzarlo come riparo e posizionò la mitragliatrice in quel punto per ottenere un miglior campo di tiro. Si offrì volontario per coprire il ritiro del plotone e fu l’ultimo a lasciare il posto quella notte. Nella sua nuova postazione rimase sveglio tutta la notte, causando 7 perdite tedesche. Nel pomeriggio del 18 febbraio, le truppe poste sul fianco sinistro, furono costrette a ritirarsi, e lui prese l’incarico di coprire il ripiegamento. Poco dopo, fu gravemente ferito al petto e un soldato durante la ritirata lo vide mentre cercava di gattonare sull’argine. Lo aiutò a riprendere la sua posizione dietro la mitragliatrice e dopo circa 10 minuti riprese a sparare. Considerato ucciso in combattimento, il Pfc. Johnston fu visto tornare alle linee americane la mattina del 19 febbraio lentamente e dolorosamente attraverso le linee nemiche. Diede preziose informazioni sulle nuove disposizioni del nemico. La sua eroica determinazione a distruggere il nemico e il suo disprezzo per la sua sicurezza aiutarono incommensurabilmente a fermare un forte attacco nemico, causando un’enorme quantità di vittime nemiche, e così ispirò i suoi commilitoni che lottarono e mantennero una posizione di importanza vitale contro forze superiore. La citazione del 1° LT Jack C. Montgomery recita: il 22 febbraio 1944, nei pressi di Padiglione, due ore prima dell’alba una forte forza di fanteria nemica si stabilì in 3 postazioni a 50, 100 e 300 yards, di fronte ai plotoni di fucili comandati dal 1° tenente Montgomery. La posizione più vicina, composta da 4 mitragliatrici e da un mortaio, minacciava l’immediata sicurezza della posizione del plotone. Afferrando un fucile M1 e diverse bombe a mano, il 1° Lt. Montgomery si arrampicò su un fossato fino a raggiungere il punto in cui poteva colpirli con il lancio delle bombe a mano. Poi si arrampicò coraggiosamente su un piccolo tumulo, sparò con il fucile e lanciò le sue granate in modo così accurato che uccise 8 nemici e catturò i rimanenti 4. Tornando al suo plotone, diede le coordinate per il fuoco dell’artiglieria su una casa, dentro e intorno alla quale lui sospettava che la maggior parte del nemico si fosse trincerato. Armandosi di una carabina, procedette lungo il fossato poco profondo, poiché il fuoco dei soldati tedeschi posizionati nella seconda postazione era concentrato su di lui. Attaccò questa posizione con tale furia che 7 nemici si arresero a lui, e entrambe le mitragliatrici furono messe a tacere. Tre tedeschi morti sono stati trovati nelle vicinanze più tardi quella mattina. Il 1° tenente Montgomery ha continuato coraggiosamente verso la casa, posta a 300 metri dalla posizione del suo plotone. Adesso era giorno e l’osservazione del nemico era eccellente attraverso il terreno pianeggiante e aperto e il 1° Lt. Montgomery divenne un facile obbiettivo. Quando partirono i primi colpi dell’artiglieria, il 1°Lt. Montgomery corse senza paura verso la posizione fortemente difesa. Mentre il nemico iniziava a uscire dalla casa, Montgomery, senza paura dei cecchini, si espose in modo audace per radunare il nemico che si stava arrendendo mandandoli verso il suo plotone. Le sue azioni impavide, aggressive e intrepide quella mattina, hanno causato al nemico un totale di 11 morti, 32 prigionieri e un numero sconosciuto di feriti. Quella notte, mentre aiutava un’unità adiacente a respingere un contrattacco, fu colpito da frammenti di mortaio e gravemente ferito. L’altruismo e il coraggio mostrati dal 1° Lt. Montgomery nel solo assalto a 3 postazioni nemiche è stato fonte di ispirazione per i suoi uomini. Il 29 febbraio vicino a “Campomorto” il soldato americano Philip E. Nickerson del 30° Reggimento di fanteria della 3° Divisione US compì diversi gesti eroici che gli valsero il conferimento della Distinguished Service Cross con la seguente motivazione: “quando la sua compagnia fu fermata dal fuoco di una mitragliatrice nemica da un avamposto a 100 yards da loro, durante un contrattacco, il Pfc. Nickerson ordinò alla sua squadra di mitragliatrici di ritirarsi. Quando un secondo cannone nemico ha aperto il fuoco, ha di nuovo diretto il fuoco dei suoi uomini contro di esso. Ignorando le pallottole delle mitragliatrici nemiche che colpiscono a pochi centimetri da lui e il fuoco di mortaio che copriva l’area, per due volte ha strisciato per 35 metri per assicurare 11 munizioni aggiuntive per la sua arma. Quando il secondo cannone nemico è stato messo a tacere, ha diretto il fuoco sulle truppe nemiche a 30 metri di distanza, ma la sua arma si è bloccata. Ordinando alla sua squadra di piazzare il fuoco del fucile sul nemico, ha tranquillamente smontato l’arma e l’ha pulita. Prima che potesse rimetterla in funzione, tuttavia, una scheggia di un colpo di mortaio colpì il treppiede e lo distrusse. Il Pfc. Nickserson raccolse l’arma e posizionandola sul fianco fece fuoco, uccidendo personalmente dieci soldati nemici, ferendone quattro e costringendone altri quattro ad arrendersi”. All’interno delle mura del borgo di “Campomorto”, trovarono rifugio gli abitanti delle case coloniche dei dintorni ed anche alcune famiglie sfollate da Aprilia. Nel mese di maggio venne installato un posto di pronto soccorso in uno dei casali di “Campomorto”. All’epoca a sud ovest di “Campomorto” vi era un bosco, all’interno del quale venne istituito un accampamento per permettere ai soldati di riposarsi rimanendo nascosti dagli osservatori tedeschi. Nel mese di maggio, in preparazione dell’attacco finale “Operazione Buffalo”, gli americani fecero confluire, nella zona anche la 34° Divisione US che si posizionò nelle trincee tra “Campomorto” e Carano. Dopo l’avanzata di maggio, il borgo, divenne un posto di raccolta per prigionieri tedeschi, in attesa di condurli verso Anzio per imbarcarli in direzione di Napoli. Nel 1958 Campo morto venne rinominato “ Campoverde “. All’esterno dell’antico casale, al centro dell’attuale Campoverde, negli anni 60 è stato posto un cippo di travertino, in memoria dei Caduti della R.S.I. Questo cippo ha la particolarità di essere l’unico monumento in Italia, a ricordo di quei soldati della Repubblica Sociale Italiana, che scelsero di combattere a fianco dei Tedeschi. I primi ad entrare in azione furono tre motoscafi siluranti agli ordini del Tenente di vascello Elio Scardamaglia, che partendo dalla base di Porto Badino, Terracina attaccarono il 23 gennaio le navi in rada a Anzio. Dopo l’attacco i mezzi si spostarono presso la base di Fiumicino dove da li compirono altri attacchi fino all’ultima missione del 29 maggio. Furono utilizzati vari mezzi navali trai quali M.T.S.M, gli S.M.A. e i M.A.S. Le azioni delle motosiluranti sul fronte di Anzio/Nettuno registrò 20 morti e 8 feriti. L’11 febbraio per volere di Benito Mussolini fu inviato al fronte il Battaglione Autonomo Paracadutisti Nembo composto da 350 uomini agli ordini del Capitano Alvino Corradino. Venne affiancato all’10° e 11° Reggimento d’assalto della 4° Divisione Paracadutista Tedesca nella zona di Ardea. Durante il primo assalto contro una postazione occupata dai Britannici nel colle del Buon Riposo il battaglione perse circa 151 uomini. A marzo il battaglione a causa delle perdite venne riorganizzato in Compagnia Paracadutisti Nettunia-Nembo. Il 1 e 2 Marzo venne mandato al fronte nella zona tra il Canale Mussolini e il lago di Fogliano il Battaglione di Fanteria di Marina Barbarigo della X Mas che conta 1180 uomini agli ordini del capitano di Corvetta Umberto Bardelli. Rimarranno al fronte sino al 4 giugno quando lasceranno Roma. Il totale delle perdite fu di 200 morti, 100 dispersi e 200 feriti. Oltre al Barbarigo si unirà anche il Gruppo di artiglieria da Campagna di Marina San Giorgio. Il 10/11 marzo 44 anche l’Aeronautica Nazionale Repubblicana interverrà nei combattimenti inviando il I° Gruppo Aerosiluranti “Carlo Emanuele Buscaglia” comandati da Capitano Carlo Faggioni. Fanno parte dell’A.N.R. anche un gruppo di avieri del “Nucleo Osservatorio” del Monte Circeo. Il 7 marzo il Gruppo Aerosiluranti Buscaglia con 6 SM 79 si spostarono presso l’aeroporto di Perugia. Da li 10 marzo partirono alla volta di Anzio per attaccare la flotta in rada. Furono dislogato a Rieti anche il 9° Gruppo Caccia notturno equipaggiato con i CR 42. Il 21 marzo venne mandato al fronte a sostituire il Barbarigo, il 2° Battaglione Legionario SS (Vendetta) agli ordini del Ten. Col. Degli Oddi, ed il 1° Battaglione Esplorante Legionario SS Debica, le Batterie appartenenti alla 25° Divisione Artiglieria Flak e al 5° Reggimento artiglieria Flak, questi pur essendo inquadrati in reparti tedeschi indossavano uniforme italiane. Il 27 maggio venne mandato al fronte come riserva del 1° Corpo Paracadutisti Tedesco il Reggimento Arditi Paracadutisti Folgore forte di 1440 uomini suddivisi in tre battaglioni il primo Folgore agli ordini del Maggiore Rizzatti poi il Capitano Sala, il secondo Nembo agli ordini del capitano Recchia ed il terso Azzurro agli ordini del capitano Bussoli. Inoltre erano presenti: il 2° Battaglione Genio Pionieri (Novi Liguri); il 3° Battaglione Genio Pionieri; il 104° e 105° Battaglione Genio f.c. (Firenze); il 12° Legione Dell’Urbe e 120° Legione Giulio Cesare, poi 652. C.P.G.N.R Roma; il 121° Legione Coriolano poi 633°/ 655°; il C.P.G.N.R Littoria 58° e 64° Comando Militare Provinciale Littoria; la 200° Compagnia di Sanità di zona e la 5° Compagnia Granatieri di Sardegna Studenti Volontari Romani.